Preoccupazioni: 4 regole d’oro per imparare a gestirle.
Non lo diresti mai: anche gli Psicologi si preoccupano continuamente. Io mi preoccupo dei figli, del lavoro, della salute e del futuro. E tu di cosa ti preoccupi? Probabilmente delle stesse cose. Preoccuparsi è inevitabile, a tutte le età, anche…

Non lo diresti mai: anche gli Psicologi si preoccupano continuamente. Io mi preoccupo dei figli, del lavoro, della salute e del futuro. E tu di cosa ti preoccupi? Probabilmente delle stesse cose. Preoccuparsi è inevitabile, a tutte le età, anche se di volta in volta cambia l’oggetto della nostra apprensione. I problemi arrivano quando ci si angoscia troppo, quando la preoccupazione diventa preponderante e occupa tutti i nostri pensieri. Ma è possibile preoccuparsi meno?
La famiglia della preoccupazione.
Letteralmente preoccupazione significa anticipazione, ovvero occuparsi di qualcosa prima che tale cosa avvenga. Appartiene al regno dei pensieri, e va a braccetto con un altro simpaticone, il dubbio, parente stretto del futuro, con cui forma una diabolica coppia. Davvero una bella famigliola, no?
Il buon prete…aveva per massima d’andar adagio nel credere a simili proteste, e di stare in guardia contro le preoccupazioni ( Manzoni).
Per definizione il futuro non c’è, non esiste per ora. Non possiamo far altro che anticiparlo, effettuando previsioni il più possibile attendibili. Dove non riusciamo, ecco arrivare il dubbio, a riempire gli interstizi lasciati dalla previsione poco attendibile. Siamo presi dal dubbio quando ci troviamo in una “condizione di totale o parziale incertezza, che rende per il momento impossibile una posizione sicura sul piano della conoscenza”, dice il Vocabolario. Se volessimo schematizzare, il cervello più o meno segue questi passaggi:
1) penso al futuro
2) non riesco a figurarmelo, per cui la mente prova ad effettuare un’anticipazione
3) l’anticipazione mentale del contesto futuro stimola una previsione (“Mi comporterò in questo modo”).
4) la previsione, in quanto tale, è parziale e non “copre” tutto il contesto, lasciando dei vuoti, o interstizi.
5) i vuoti vengono riempiti dal dubbio (la parziale incertezza di cui sopra).
6) il dubbio elicita la preoccupazione, intesa come stato emotivo caratterizzato da ansia per il futuro.
Vuoi fare una prova? Al punto 1 prova ad affiancare al termine “futuro” qualcosa tipo “scolastico dei miei figli”, oppure “professionale”, o “della mia azienda”. Ora descrivi su un foglio le immagini che la tua mente produce, e vedi se seguono lo schemino in 6 passaggi che abbiamo appena visto.
Non tolleriamo l’incertezza.
Alla fine il vero problema è questo: vogliamo certezze. Non siamo in grado di tollerare pensieri ed immagini legati a situazioni incerte. Troviamo inaccettabile che un evento negativo possa accadere. Nel mondo ci sono migliaia di persone di talento, che non diventeranno mai famose e non apriranno mai un’azienda di successo proprio perchè non sono in grado di tollerare i rischi.
Qual’è la meravigliosa soluzione che l’essere umano adotta ogni giorno nel tentativo di gestire l’incertezza?
Si preoccupa.
Sarà di certo capitato anche a te nel momento in cui ti è venuta in mente una situazione spinosa, in grado di angosciarti e di renderti inquieto. Probabilmente hai sentito che la cosa giusta da fare era…preoccuparsi. Questo nasce da una credenza radicata in molti di noi: sentiamo che preoccuparsi di una determinata cosa aumenta la probabilità di gestirla. E sai da dove nasce questa simpaticissima credenza? Dal fatto che fin da piccoli ci hanno insegnato la sua trasposizione negativa:
“Se non ti preoccupi di x finirai per sottovalutare x, e tutto ti sfuggirà di mano”.
Per paura di sottovalutare una situazione finiamo per sopravvalutarla. Quindi anzichè occuparci di un problema ci preoccupiamo inutilmente di come potremo risolverlo in futuro. Vuoi un esempio? Pensa ai timori legati alla salute. Molte persone sono convinte che preoccuparsi della propria salute cercando continuamente informazioni in rete sia l’unico modo per scampare alla malattia, ritardando la morte.
Ma non è finita. Il bello è che sei talmente convinto che le cose debbano andare in questo modo che ti stupisci quando non sei preoccupato a sufficienza. E inizi fin dal mattino, appena infilati i piedi nelle pantofole, a sentirti un po’ fuori dall’ordinario per non essere così angosciato dal tal problema:
“Che strano, oggi non mi sento preoccupato come dovrei”.
Ovviamente dopo due secondi ti parte un bell’attacco d’ansia. D’altronde il cervello è proprio lì per accontentare ogni tuo desiderio.
Di cosa si preoccupano le persone.
L’abbiamo detto: tutti si preoccupano, anche chi si occupa, come faccio io, delle preoccupazioni altrui. Quindi tranquillo: non sei solo.
Qualche tempo fa è uscito il “White paper on the Prevalence of Worrying & Coping Mechanisms for Americans at Home or on the Road“, secondo il quale il 38% della popolazione si preoccupa ogni giorno per qualcosa, soprattutto la mattina presto e la sera tardi. Dev’esserci qualcosa che porta sfiga nascosto sotto il materasso: fossi in te darei un’occhiata.
Ci preoccupiamo meno diventando più vecchi: anche se tutti abbiamo in comune i turbamenti di tipo finanziario, ci sono differenze notevoli in termini di età, sesso e stato civile. Le paure legate ai soldi sono molto intense nella fascia d’età 25-44. I maschi si preoccupano molto per il lavoro, le femmine soprattutto per la salute e le relazioni. Single e separati tendono invece ad angosciarsi per l’abitazione e per i problemi economici.
Il 38% della popolazione si preoccupa ogni giorno per qualcosa, soprattutto la mattina presto e la sera tardi.
I manager e i proprietari d’azienda si preoccupano molto rispetto al resto del personale, dato legato comunque a tutte le funzioni che presuppongono pianificazione e controllo. In generale la preoccupazione è correlata alle nuove esperienze: quando decidiamo di prendere casa, di allargare la famiglia, ecc. Anche i compleanni concorrono a farci lo sgambetto, soprattutto quelli importanti. Non è un caso che molti clienti arrivino da me poco prima o poco dopo le decadi.
Quattro consigli per imparare a gestire la preoccupazione.
1) Accettale, non combatterle!
Partiamo subito da una certezza: non esiste un modo per azzerare le tue preoccupazioni. Abbiamo visto che ti preoccupi quando pensi al futuro, che per definizione contiene molte incertezze. Siccome non si può (e non si deve) evitare di pensare al futuro, dobbiamo aspettarci sempre una certa quantità di incertezza nella vita. Quindi accetta il fatto che non puoi non preoccuparti.
2)Attenzione alla domanda trabocchetto.
Sei sdraiato nel letto, la luce è spenta, ma non riesci a prendere sonno perchè in testa ti ronza la domanda trabocchetto: “mi starò preoccupando a sufficienza?”. Se arrivi a farti questa domanda significa che ci sei dentro fino al collo, quindi la risposta è SI, ti stai preoccupando a sufficienza.
3) Anziché preoccupartene, occupatene!
Non hai ancora preso sonno? Bene. Prendi carta e penna. Ora dividi il foglio in 4 parti. Nella prima descrivi e definisci esattamente qual’è il problema. Nella seconda elenca quali sono i tuoi obiettivi (concreti, mi raccomando) rispetto al problema. Nella terza elenca una serie di possibili azioni di avvicinamento: non pretendere di fare un elenco di soluzioni (fosse facile…), ma almeno scrivi alcuni comportamenti concreti che potresti mettere subito in atto (si, non proprio subito, diciamo domattina dai…) per avvicinarti alla soluzione. Pensa proprio al termine “avvicinamento”, molto meno pretenzioso di “risoluzione”, e per questo meno angosciante. Infine, nella quarta parte, metterai alcune note relative agli esperimenti fatti: hanno funzionato?
4) Decidi tu quando è il momento giusto.
Devi trovare il modo per addestrare la tua mente al fatto che la preoccupazione non è urgente. Come fare? Semplice: prendi un appuntamento con lei, segnandoti nell’agenda una fascia orario (tipo dalle 17.00 alle 18.00) in cui decidi di dedicarti alla tua preoccupazione. In altre parole, sai che non puoi non evitare, giusto? Bene, almeno impara a decidere tu quando è il momento di farlo. Questo ti aiuterà a percepire un maggior senso di controllo.
Provare per credere.
E tu di cosa ti preoccupi?